Scoperta possibile cura tumore pancreas: ecco di cosa si tratta

La ricerca nel campo dei tumori più aggressivi come quello del pancreas, sta facendo sicuramente passi da gigante. E’ vero che ancora non possiamo essere certi di quelli che saranno i futuri sviluppi in campo scientifico, ma molto è stato già raggiunto, quanto meno per quello che significa assicurare un prolungamento importante sulle aspettative di vita.

Il tumore al pancreas: perché è il più temuto

Tutti i tumori, indipendentemente dal punto in cui si vanno a sviluppare, si possono considerare pericolosi, specie se non vengono scoperti in tempo e altrettanto tempestivamente trattati con le dovute cure e con i giusti trattamenti. Spesso si tratta di fortuna, altre volte si sviluppa qualche sospetto da parte di chi conosce bene il proprio corpo e interpreta a chiare lettere che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe.

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Il motivo per cui però proprio il tumore al pancreas risulta così difficile da contrastare ha a che vedere proprio con il tempismo. Spesso, infatti, quando ci si accorge della sua presenza, il tumore è ormai in stadio avanzato e agire significa comunque mettere a soqquadro un organismo che risulta terribilmente compromesso dalla malattia.

E’ un male questo, che si insinua nell’ombra, senza possibilità certa di poterlo vincere prima che risulti troppo prepotente e aggressivo. I sintomi spesso risultano vaghi e facilmente li associamo a un semplice mal di pancia, dovuto allo stress o un’alimentazione non propriamente bilanciata. E quindi ci si trascura, finché i nodi non vengono al pettine.

La diagnosi tardiva rende le cure nulle

La percentuale di decessi registrata nel caso del tumore al pancreas è da sempre in crescendo e i dati non intendono placarsi nemmeno in presenza di alcune forme di prevenzione che si stanno mettendo in sesto, soprattutto visto l’aumento vertiginoso di casi che si calcolano ogni anno in merito a questo tipo di tumore più nello specifico.

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Quindi, i sintomi che spesso si individuano come possibili campanelli d’allarme, oggi vengono un po’ più monitorati e questo permette di poter agire anche a livello chirurgico, prima che magari il tumore si estenda in modo massiccio attraverso metastasi, che sono praticamente impossibile anche queste da prevedere considerando la vicinanza ad organi vitali come polmoni, stomaco e intestino.

Ma se da un lato ci si muove per far fronte al dilagare di questa malattia, proponendo sempre di più controlli mirati e incisivi, dall’altro lato c’è anche da considerare un aspetto importante, che è legato alla ricerca che comunque procede nel tentativo di trovare un farmaco che sia efficace al punto tale da rallentare il procedere nella malattia, ma anche nel risolverla.

Lo sviluppo delle teorie che volgono lo sguardo alla guarigione

Al momento guarire dal tumore al pancreas non è facile; ma la ricerca sta procedendo ottenendo risultati sicuramente importanti, tra cui quello di bloccare ad esempio il progredire della malattia con un’attenzione mirata su alcune molecole che potrebbero dare dei risultati sensazionali anche in altri versi, se trattate in modo più particolare.

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Negli Stati Uniti, stanno portando avanti una ricerca davvero mirata, che sta guardando nella direzione che porta all’individuazione del meccanismo che alimenta la crescita del tumore pancreatico. Ci sono delle particolari cellule, che prendono il nome di mesenchimali, che darebbero una spinta al tumore volta alla progressione e all’aggravarsi delle condizioni del malato, inducendolo a morte più velocemente.

Secondo questo studio, rintracciando queste cellule e bloccando il loro lavoro, il tumore potrebbe diventare più vulnerabile, potendo adottare le cure che fin qui non hanno dato alcun tipo di risultato concreto, anzi risultano sempre più inutili in molti casi di malati di tumore al pancreas. Ma non significa che si uccidono le cellule tumorali, questo è doveroso ricordarlo.

Come si contrasterebbe questo tumore?

L’approccio che si sta studiando, anche in collaborazione con l’Istituto Europeo Oncologia, è quello di andare a inibire queste cellule, come se si volesse spegnere l’azione delle stesse al fine di capire come sta procedendo il tumore e colpirlo al cuore, con la convinzione di portarlo al risultato che i medici vogliono ottenere: distruggerlo.

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A questo punto, l’obiettivo porterebbe i ricercatori a sviluppare, di volta in volta, una terapia personalizzata, utilissima per dare una scappatoia vantaggiosa a quanti hanno perso tutte le speranze di farla franca di fronte all’avanzare inesorabile di questa malattia che spesso non lascia scampo ai malcapitati. Insieme si sostiene anche la immunoterapia.

Di quest’ultima ancora si parla poco, ma voglio spendere poche parole, perché si tratta di sviluppare delle terapie basate su anticorpi monoclonali, che nascono con una sorta di sesto senso, in grado di individuare con una certa facilità il tumore, riconoscerne la gravità e trasformare la loro azione in una forza utile e vantaggiosa per attaccarlo e sconfiggerlo da soli. Insomma, una barriera piuttosto futuristica, ma che lascia ben sperare che, un giorno, presto o tardi, finalmente troveremo la cura contro questo terribile mostro.

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